
Questo primo Post del nuovo Blog lo voglio dedicare a un argomento attualmente importante per noi e la società civile: le nuove tecnologie, i Social networks, il liberismo globale. Insomma l’argomento è Tik Tok.
Perché Tik Tok è così importante?
Perché è necessario schierarsi?
Perché la vicenda che lo vede inquisito negli Stati Uniti non è una vicenda giudiziaria ma è piuttosto una… cosa… una roba… da servizio segreto. E tutto ciò che è segreto normalmente rimane segreto o almeno ha poco a che vedere con la legalità che invece pretende, in una nazione normale, solo e soltanto verità giudiziaria. E’ una vicenda quindi, per così dire, politico-economica o anche strettamente politica.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al suo secondo mandato, detiene il diritto di prendere la decisione (da lui stesso invocata durante il suo primo mandato) di far si che il Social Network cinese Tik Tok si venda. Quindi se la proprietà sia obbligata a vendere tutte le proprie quote azionarie a una società statunitense o possa continuare a esistere e lavorare negli States senza subire questo ricatto.
Un po’ come se la Commissione Europea ponesse a Google come a un altro suo concorrente, per esempio Microsoft, Meta o meglio fra tutti Oracle, di fronte a una decisione dovuta a una richiesta molto schietta: o vendi tutte le tue quote a una società europea oppure in Europa non puoi più lavorare.
Evviva il liberismo!
La Comunità Europea già da diverso tempo per risolvere la problematica dei dati che passano attraverso i server europei e che normalmente finivano per essere visionati e gestiti negli Stati Uniti d’America, ha sviluppato con una certa fatica la legge della Privacy Policy (GDPR – 25 maggio 2018) e la normativa conseguente anche della Cookie Policy.
Come tutti ben sanno la normativa sulla Cookie Policy viene applicata direttamente all’utente finale cioè al singolo utente che navigando navigando visita uno dopo l’altro i siti Internet che risiedono in Europa. Ne è venuta fuori una cartellonistica digitale invasiva e ossessiva quasi peggiore della cartellonistica che siamo costretti a vedere tutti i giorni nelle strade delle nostre città; una cartellonistica che ci avverte di tutto lo scibile incontrabile e riscontrabile: telecamere, immondizia di ogni genere e grado, svolte a destra, a sinistra; una cartellonistica che si trova ovviamente anche all’interno dei mezzi pubblici (treni, autobus etc.) e viene coadiuvata anche da messaggi radiofonici che ci avvertono sull’importanza, anche legale, del titolo degli agenti adibiti al controllo dei biglietti, a volte con cadenza fissa, ogni mezz’ora.
Ma che cosa ha a che fare questo con Tik Tok e con la legge statunitense sul suo fine vita? Hanno in comune la gestione dei dati sensibili e l’avvertimento continuo, per ogni singolo cittadino, per ogni comportamento utile ma anche inutile, allo sfruttamento di quei dati. Assistiamo quindi a messaggi impositivi che arrivano dall’alto.
Messaggi che hanno un solo scopo dichiarato: quello di proteggerci, ma in realtà anche quello di avvisare gli utenti, oramai in posizione di sudditanza, che quel dato comportamento, pur essendo legale, non è più ben visto e che va avvalorato singolarmente perché è molto probabile che prima o poi lo Stato vi vorrà porre rimedio.
Il liberismo era quella disciplina che sanciva il diritto d’impresa al di sopra di tutto. Oggi però, nel pieno di un’ epoca ultra-liberista e ultra-capitalista, assistiamo a un mercato, evidentemente saturo, con una quantità di limitazioni una volta inimmaginabili. Queste limitazioni si concretizzano spesso in vere e proprie costrizioni.
Il lettore potrà chiedersi che cosa sappia io di dati, che cosa so di big data, dell’importanza di mantenere i dati degli utenti residenti in una nazione entro i loro confini. Quello che so è evidentemente quello che tutti sanno e l’informatica ad oggi non ci ha dato una disciplina che permetta di ostacolare l’importazione e la gestione dei dati dei singoli utenti se non tramite legge o tramite oscuramento totale (nei confini di detta nazione) del Dominio della società incriminata o meglio… malvista.
La Privacy Policy della Commissione Europea non ha di certo limitato l’aggregazione dei dati che le società statunitensi hanno utilizzato e continuano a utilizzare sulle imprese all’interno dei confini nazionali italiani o delle altre nazioni europee. Quand’anche vi fosse riuscita, il risultato di certo non lo si vede. Il fatto è evidente nella loro capacità di penetrazione nel tessuto economico nostrano.
Mario Carta
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