La comunicazione fra scoperta e identità

Dalla nascita del logo di Shardan Art Web, nel lontano 2010, diverse volte ci è stato chiesto cosa avessero a che vedere una coppia di dinosauri con gli Shardana o i Popoli del mare e peggio ancora con la Sardegna.
Alcuni rimasero infastiditi da questo accostamento, ritenendolo quantomeno improvvido. Noi, in qualche modo, scommettevamo sul futuro.
Il logo che vedete nei nostri siti web è il terzo restyling di quello originale del 2010, che fece utilizzo, non certo di carta penna e calamaio ma di un mix di lettere di un font in quegli anni piuttosto noto, il CreativeCreatures, che si trovava tranquillamente sul web senza necessità di licenze di utilizzo.

Una lettera per il dinosauro eretto, una per il dinosauro disteso, una per il sole cangiante all’orizzonte.
Non eravamo i primi ad utilizzare questo stratagemma nè saremmo stati gli ultimi. Quell’elaborazione così poco grafica però ai grafici di zona piacque e non poco. Così ci demmo un tono!
Del resto come molti sanno gli informatici del web 2.0 hanno avuto la tendenza fin dall’inizio a creare loghi raffiguranti animali, a volte estinti come Mozilla, a volte in via di estinzioni come Phoca Gallery altre tante di sana e robusta costituizione come la volpe di Firefox o l’elefante del linguaggio Php.

La domanda alla base però rimase intatta e in un’epoca nella quale l’archeologia istituzionalizzata, dedita più a nascondere che a diffondere le nuove scoperte, attaccava giornalismo e filologia, mitologia classica e astronomia, noi, puerilmente scegliemmo di stare dall’altra parte: quella dei nuovi studiosi, sganciati dal segreto istituzionale come dal terzo segreto di Fatima.
Un esempio per tutti: Le colonne d’ercole di Sergio Frau.
Anno 2025.
La diatriba archeologica in Sardegna è ancora aperta ma sempre più di frequente le nuove scoperte sono frutto di ricerche di ex istituzionalizzati della materia specifica. Le ricerche che in facoltà vengono definite di fantarcheologia non impensieriscono più i professori e la Soprintendenza anche quando predette da appassionati.
E’ il caso dei nuraghi a 11 metri di profondità nello stagno di Cabras (solo poco tempo prima una trasmissione della Tv nazionale, condotta da un geologo aveva ipotizzato un cataclisma e un cataclisma avvenne ma sul web) e delle orme, finalmente, del dinosauro Bibi, ovviamente subito sindacato per il metodo scientifico non propriamente prototipato.
Ogni volta un cortocircutio di comunicazione.
Siamo certi che prima o poi i dinosauri verranno scoperti e sdoganati. Non c’è niente di strano. L’oscurantismo verrà sconfitto. E la motivazione risiede nel sol fatto che la nostra isola in un determinato periodo della preistoria è stata certamente unita all’isola gemella e al continente europeo.
Fra le altre cose siamo certi che la Sardegna sia stata davvero la culla della civiltà mediterranea e che i sardi non abbiano mai avuto paura dell’acqua di mare come trasmetteva impunemente, fra gli altri, un ex Presidente della Repubblica italiana di casa nostra.
Mario Carta
Lascia un commento